venerdì 7 febbraio 2014

SHOCK ECONOMY

Vi proponiamo un resoconto della serata del 24 gennaio 2014 in cui Progetto NOVE si è occupato del tema spinoso degli inceneritori e delle nanoparticelle.

Una grande partecipazione di pubblico con la presenza di diversi comitati di cittadini del territorio vesuviano che si occupano del degrado ambientale e che si battono contro le discariche abusive.


Giuseppe Germano, Prof dell’Università Federico II e moderatore dell’evento, ha presentato il primo ospite, Stefano Montanari (in collegamento da Modena via Skype), esperto mondiale di nanoparticelle e nanopatologie.  

Il prof. Montanari ci ha chiarito la grande pericolosità delle nanoparticelle. In base ai suoi studi, condotti con la moglie, la famosa e pluripremiata ricercatrice Antonietta Gatti, queste particelle, generate principalmente da fenomeni di combustione, entrano nel nostro corpo tramite la respirazione e, una volta sequestrate dagli organi, possono provocare varie patologie, tra cui: ictus, infarto, embolia polmonare, malformazioni fetali, aborti, diabete e ovviamente il cancro, giacché penetrando nel nucleo cellulare, le nanoparticelle possono interferire col DNA, danneggiandolo (in particolare viene compromessa la capacità delle cellule danneggiate di suicidarsi, che così tendono a riprodursi in eterno).


Montanari ha evidenziato che gli inceneritori, con le loro alte temperature di esercizio, generano polveri particolarmente fini e in generale quanto poco intelligente sia incenerire i rifiuti. In virtù della legge di conservazione della massa, oltretutto, in una reazione chimica la massa dei reagenti è uguale alla massa dei prodotti e, in pratica, siccome per funzionare gli inceneritori si utilizzano acqua, carbone, metano, calce, carbonato e ossigeno, si raddoppia di fatto la massa complessiva dei rifiuti, solo per ridurre il volume conferito in discarica.

Eppure, nonostante l’impatto ambientale e sanitario, c’è chi si ostina ancora a voler costruire inceneritori!

Ci sono, poi, gli ignoranti che addirittura bruciano l’immondizia nelle strade (producendo grandi quantità di diossine cancerogene), non rendendosi conto che così, in pratica, si stanno suicidando e stanno uccidendo i propri cari!



Il professore ha evidenziato, poi, l’incongruenza tra la letteratura scientifica che stabilisce che non ci sono livelli sicuri circa le emissioni di diossina e particolato e l’impianto legislativo piuttosto permissivo. Il pubblico ha potuto fare diverse domande e abbiamo scoperto, tra l’altro, che alcuni esperimenti condotti dallo stesso Montanari, hanno chiarito il ruolo delle piante nella riduzione di particolato nell’aria, a patto di non bruciarle poi in impianti a biomassa.


La conclusione amara ma reale di Stefano Montanari è: NESSUNA ILLUSIONE circa le possibili bonifiche in Campania poiché, in base alla situazione attuale, occorrerebbe rimuovere decine di metri di terreno per centinaia di chilometri di superficie, un quadro davvero sconfortante!


A seguire l’artista della serata, la saggista e fumettista Simona Bassano di Tufillo, in arte Sbadituf, molto impegnata su questioni ambientali e civili.

Sbadituf ci ha presentato diverse tavole, tratte dal suo libro “Star Trash ~ Sacchetti in mondovisione”, analizzando gli eventi che hanno ispirato le sue brillanti, ironiche e sarcastiche opere.

Inoltre ci ha illustrato il suo interessantissimo punto di vista sulla questione rifiuti parlando dell’”emergenza” campana come di un caso eclatante di Shock Economy.

Il termine è nato da un libro di Naomi Klein del 2007 proprio con questo titolo in cui la Klein spiega come lo shock causato da eventi naturali o da precise volontà politiche possa trasformare il pensiero della popolazione: cose prima ‘impossibili’ vengono credute ‘inevitabili’.

Shock economy o economia della catastrofe è stata usata dal neoliberismo per ridurre le libertà e gli spazi di decisione popolare.
C'è sempre un 11 settembre, uno tsunami, un G8, uno scontro fra civiltà, un arrivo di immigrati, una tolleranza zero da invocare per sottrarre le decisioni al vaglio degli elettori ed esautorarli in nome dell'EMERGENZA!!!

In Campania la crisi dei rifiuti, la saturazione delle discariche, l’accumularsi dei sacchetti nelle strade fino a livelli insostenibili ha fatto ‘passare’ come possibile e inevitabile la costruzione di grandi e inutili inceneritori abbattendo le opposizioni della popolazione: la vera emergenza non erano di certo i rifiuti urbani che si accumulavano nelle strade ma i rifiuti tossici industriali che vengono nascosti nelle campagne inquinando irreparabilmente terreni agricoli, aria, falde acquifere e cibo.

Il terzo ospite della serata, il fisico e giornalista Alessandro Iacuelli, esperto di processi industriali e impegnato sulle problematiche legate alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti, ha esordito parlando del business degli inceneritori e del loro disastroso bilancio energetico.
In pratica si tratta di nient’altro che enormi macchine a vapore, che inoltre bruciano rifiuti con un basso potere calorifico (si è calcolato che l’unico materiale con un potere calorifero tale da renderli convenienti sarebbe costituito da banconote!!!)

Per far accettare la costruzione di inceneritori si dice alla popolazione che essi generano molta energia elettrica ma, in realtà, il rendimento non supera l’otto per cento mentre l’ottanta per cento del calore generato si disperde. Inoltre, le reti di teleriscaldamento hanno senso solo in caso di piccoli inceneritori collocati in città, cosa comune in molte città del nord Europa; mentre in Italia spesso si costruiscono impianti mastodontici lontani dai centri cittadini.

Iacuelli ci ha poi ricordato che prima della seconda rivoluzione industriale i rifiuti non sono mai stati un grosso problema; vi era all’epoca un modello circolare di consumo, con i  cosiddetti rifiuti che o erano biodegradabili o venivano riutilizzati. Con l’invenzione delle plastiche il modello di consumo è diventato lineare, con i rifiuti che spesso non sono più materie prime per nuova produzione di beni. La cosa particolare da osservare è che, per ironia della sorte, nelle intenzioni degli inventori le plastiche avrebbero dovuto servire a creare prodotti più durevoli e a risparmiare risorse naturali.

Iacuelli ha poi proseguito illustrandoci il ciclo di vita dei prodotti industriali in cui ogni passaggio, purtroppo, genera rifiuto: i rifiuti prodotti a monte sono detti “speciali”, mentre quelli a valle sono i nostri rifiuti urbani; ebbene oltre i tre quarti della massa complessiva dei rifiuti sono “speciali” e andrebbero, quindi, smaltiti in modo specifico.
Gli inceneritori risolvono, in parte, il problema dei rifiuti urbani, ma il problema più grosso è costituito proprio dai rifiuti “speciali” che vengono smaltiti in modo illegale.


Se vogliamo risolvere il problema globale dei rifiuti, dobbiamo cambiare modello di consumo, puntando sia sul riciclo spinto sia sulla riduzione dei rifiuti prodotti a “monte”, tramite la modernizzazione dei processi produttivi; gli inceneritori, insomma, non sembrano una scelta appropriata!

Dopo Alessandro Iacuelli è intervenuto il comandante intercomunale delle guardie ecozoofile dei comuni vesuviani – Fare Ambiente - Saverio Mascolo, presente alla serata insieme ad alcuni colleghi.

Il comandante ci ha parlato del suo lavoro e specialmente delle difficoltà incontrate nel contrasto alle ecomafie invitando, poi, i cittadini  a partecipare attivamente alla protezione e alla salvaguardia dell’ambiente.

Ci ha lasciato un messaggio di speranza: nonostante la situazione allarmante, in Campania si può fare ancora molto per ottenere un futuro migliore.

Giuseppe Testa – Ass. ALTANUR







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