Vi proponiamo un resoconto della serata del 24 gennaio
2014 in cui Progetto NOVE si è occupato del tema spinoso degli inceneritori
e delle nanoparticelle.
Una grande partecipazione di pubblico con la presenza di diversi comitati di cittadini del territorio vesuviano che si
occupano del degrado ambientale e che si battono contro le discariche abusive.
Giuseppe Germano, Prof dell’Università Federico II e moderatore
dell’evento, ha presentato il primo ospite, Stefano Montanari (in collegamento da Modena via Skype), esperto
mondiale di nanoparticelle e nanopatologie.
Il
prof. Montanari ci ha chiarito la grande pericolosità delle nanoparticelle. In base
ai suoi studi, condotti con la moglie, la famosa e pluripremiata ricercatrice Antonietta Gatti, queste particelle,
generate principalmente da fenomeni di combustione, entrano nel nostro corpo tramite
la respirazione e, una volta sequestrate dagli organi, possono provocare varie
patologie, tra cui: ictus, infarto, embolia polmonare, malformazioni fetali,
aborti, diabete e ovviamente il cancro, giacché penetrando nel nucleo cellulare,
le nanoparticelle possono interferire col DNA, danneggiandolo (in particolare
viene compromessa la capacità delle cellule danneggiate di suicidarsi, che così
tendono a riprodursi in eterno).
Montanari ha evidenziato che gli inceneritori, con le
loro alte temperature di esercizio, generano polveri particolarmente fini e in
generale quanto poco intelligente sia incenerire i rifiuti. In virtù della legge
di conservazione della massa, oltretutto, in una reazione chimica la massa dei
reagenti è uguale alla massa dei prodotti e, in pratica, siccome per funzionare
gli inceneritori si utilizzano acqua, carbone, metano, calce, carbonato e
ossigeno, si raddoppia di fatto la massa complessiva dei rifiuti, solo per
ridurre il volume conferito in discarica.
Eppure, nonostante
l’impatto ambientale e sanitario, c’è chi si ostina ancora a voler costruire
inceneritori!
Ci
sono, poi, gli ignoranti che addirittura bruciano l’immondizia nelle strade
(producendo grandi quantità di diossine cancerogene), non rendendosi conto che
così, in pratica, si stanno suicidando e stanno uccidendo i propri cari!
Il
professore ha evidenziato, poi, l’incongruenza tra la letteratura scientifica
che stabilisce che non ci sono livelli sicuri circa le emissioni di diossina e
particolato e l’impianto legislativo piuttosto permissivo. Il pubblico ha
potuto fare diverse domande e abbiamo scoperto, tra l’altro, che alcuni
esperimenti condotti dallo stesso Montanari, hanno chiarito il ruolo delle
piante nella riduzione di particolato nell’aria, a patto di non bruciarle poi
in impianti a biomassa.
La conclusione amara ma reale di Stefano Montanari è: NESSUNA ILLUSIONE circa le possibili
bonifiche in Campania poiché, in base alla situazione attuale, occorrerebbe
rimuovere decine di metri di terreno per centinaia di chilometri di superficie,
un quadro davvero sconfortante!
A
seguire l’artista della serata, la saggista e fumettista Simona Bassano di Tufillo, in arte Sbadituf, molto impegnata su questioni ambientali e civili.
Sbadituf
ci ha presentato diverse tavole, tratte dal suo libro “Star Trash ~ Sacchetti in mondovisione”, analizzando gli eventi che
hanno ispirato le sue brillanti, ironiche e sarcastiche opere.
Inoltre
ci ha illustrato il suo interessantissimo punto di vista sulla questione
rifiuti parlando dell’”emergenza” campana come di un caso eclatante di Shock Economy.
Il
termine è nato da un libro di Naomi
Klein del 2007 proprio con questo
titolo in cui la Klein spiega come lo shock causato da eventi naturali o da
precise volontà politiche possa trasformare il pensiero della popolazione: cose
prima ‘impossibili’ vengono credute ‘inevitabili’.
Shock economy o economia della catastrofe è stata usata dal neoliberismo per ridurre le libertà e gli spazi di decisione popolare.
C'è sempre un 11 settembre, uno tsunami, un G8, uno scontro fra civiltà, un arrivo di immigrati, una tolleranza zero da invocare per sottrarre le decisioni al vaglio degli elettori ed esautorarli in nome dell'EMERGENZA!!!
In Campania la
crisi dei rifiuti, la saturazione delle discariche, l’accumularsi dei
sacchetti nelle strade fino a livelli insostenibili ha fatto ‘passare’ come possibile e inevitabile la costruzione di grandi
e inutili inceneritori abbattendo le opposizioni della popolazione: la vera emergenza non erano di certo i
rifiuti urbani che si accumulavano nelle strade ma i rifiuti tossici
industriali che vengono nascosti nelle campagne inquinando irreparabilmente terreni
agricoli, aria, falde acquifere e cibo.
Il
terzo ospite della serata, il fisico e giornalista Alessandro Iacuelli, esperto di processi industriali e impegnato sulle
problematiche legate alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti, ha
esordito parlando del business degli
inceneritori e del loro disastroso bilancio energetico.
In
pratica si tratta di nient’altro che enormi macchine a vapore, che inoltre bruciano
rifiuti con un basso potere calorifico (si è calcolato che l’unico materiale
con un potere calorifero tale da renderli convenienti sarebbe costituito da
banconote!!!)
Per
far accettare la costruzione di inceneritori si dice alla popolazione che essi
generano molta energia elettrica ma, in realtà, il rendimento non supera l’otto
per cento mentre l’ottanta per cento del calore generato si disperde. Inoltre,
le reti di teleriscaldamento hanno senso solo in caso di piccoli inceneritori
collocati in città, cosa comune in molte città del nord Europa; mentre in
Italia spesso si costruiscono impianti mastodontici lontani dai centri
cittadini.
Iacuelli
ci ha poi ricordato che prima della seconda rivoluzione industriale i rifiuti
non sono mai stati un grosso problema; vi era all’epoca un modello circolare di consumo, con i cosiddetti rifiuti che o erano biodegradabili
o venivano riutilizzati. Con l’invenzione delle plastiche il modello di consumo
è diventato lineare, con i rifiuti che spesso non sono più materie prime per
nuova produzione di beni. La cosa particolare da osservare è che, per ironia
della sorte, nelle intenzioni degli inventori le plastiche avrebbero dovuto servire
a creare prodotti più durevoli e a risparmiare risorse naturali.
Iacuelli
ha poi proseguito illustrandoci il ciclo di vita dei prodotti industriali in
cui ogni passaggio, purtroppo, genera rifiuto: i rifiuti prodotti a monte sono detti
“speciali”, mentre quelli a valle sono i nostri rifiuti urbani; ebbene oltre i tre quarti della massa complessiva
dei rifiuti sono “speciali” e andrebbero, quindi, smaltiti in modo specifico.
Gli
inceneritori risolvono, in parte, il problema dei rifiuti urbani, ma il
problema più grosso è costituito proprio dai rifiuti “speciali” che vengono smaltiti
in modo illegale.
Se vogliamo risolvere il problema globale dei rifiuti,
dobbiamo cambiare modello di consumo, puntando sia sul riciclo spinto sia sulla
riduzione dei rifiuti prodotti a “monte”, tramite la modernizzazione dei
processi produttivi; gli inceneritori, insomma, non sembrano una scelta
appropriata!
Dopo
Alessandro Iacuelli è intervenuto il comandante intercomunale delle guardie ecozoofile
dei comuni vesuviani – Fare Ambiente - Saverio
Mascolo, presente alla serata insieme ad alcuni colleghi.
Il
comandante ci ha parlato del suo lavoro e specialmente delle difficoltà
incontrate nel contrasto alle ecomafie invitando, poi, i cittadini a partecipare attivamente alla protezione e alla
salvaguardia dell’ambiente.
Ci
ha lasciato un messaggio di speranza: nonostante la situazione allarmante, in
Campania si può fare ancora molto per ottenere un futuro migliore.
Giuseppe Testa – Ass.
ALTANUR