sabato 4 maggio 2013

Un problema di Vita o di Morte

L´inquinamento atmosferico é stato per lungo tempo un problema al quale veniva data un’attenzione molto parziale e, purtroppo, soltanto negli ultimi trent´anni abbiamo iniziato a preoccuparci in modo serio, proprio quando l’evidenza è davanti agli occhi di tutti!

L´inquinamento atmosferico é diffuso in modo particolare nei grandi centri agglomerati urbani ed è arrivato a situazioni veramente preoccupanti in megalopoli come Cittá del Messico o Pechino.

Le popolazioni di queste città hanno dovuto affrontare e stanno ancora affrontando notevoli rischi e disagi. Ad esempio Città del Messico, in cui vivono oltre 20 milioni di persone, ha attraversato, negli anni 80, un periodo veramente terribile in cui una nube color ocra stazionava perennemente sulla città rendendo l’aria quasi irrespirabile.



Ripulire l’aria è stato veramente un problema di vita o di morte e la Città ci è riuscita in parte impegnandosi su più fronti: chiusura di alcuni stabilimenti industriali ad inizio anni 90, costruzione di parchi verdi, divieto di ingresso in città alle auto più datate, uso massiccio di biciclette, incentivi per auto elettriche.

Ma Città del Messico non è la sola città del Messico che versa in questa catastrofe. Gli esperti dicono che diverse altre città sono in situazioni di pericolo a causa delle polveri sottili.

Ma cosa sono queste polveri sottili?

Sono tutte quelle particelle sospese nell’atmosfera (che vanno da pochi nanometri cioè dell’ordine di 10 -9 fino a 500 micron cioè dell’ordine di 10-6 ) e così piccole che si possono vedere solo con il microscopio elettronico. Esse sono un miscuglio di fattori chimici tossici come smog, nubi di gas e polveri altamente instabili nella loro composizione e quindi nocivi, che vanno a fondersi tra di loro e ad unirsi poi all´aria. Sono originate per la gran parte dalla combustione di sostanze chimiche prodotte dalle industrie e dalle auto.

In parole povere, una bomba ad orologeria che, ormai, ci circonda e che è in procinto di scoppiare se non si adopereranno le giuste contromisure per disinnescarla.




E non è facile, poiché tutto il pianeta soffre sempre di più in quanto avanzano sullo scenario dell’industrializzazione sfrenata quelle nazioni che, come la Cina, avevano fino a pochi decenni fa una economia più sostenibile.

Pechino è un´altra città col cartellino rosso: industrie, traffico automobilistico, centrali a carbone…
I cittadini di Pechino girano con la mascherina e molte volte anche i voli aerei devono essere annullati a causa della foschia, mentre le autoritá senza alcun interesse per la salvaguardia del popolo e dell´ambiente, replicano: "É tutto tranquillo, l´aria é buona!"



Anche in Italia abbiamo una situazione difficile, un po‘ in tutte le regioni e in particolare in quelle che sono più industrializzate o più popolate.

Ad esempio nella nostra Campania la situazione più evidente è legata al fenomeno del trattamento dei rifiuti solidi urbani per i quali ancora non c’è un vero piano di trattamento adatto a smaltirli senza danni all’ambiente e quindi a noi, nonostante le molte parole spese sull’argomento da anni.

Napoli e la sua provincia subiscono da diversi anni una terribile situazione di disagio con rifiuti lasciati per le strade a marcire e purtroppo la costruzione di inceneritori nocivi per la salute di piante, animali e uomini.
Ancora una volta l´uomo é causa dei suoi stessi mali!



E dal canto nostro, tutti noi osserviamo la scena con le braccia conserte.

La soluzione é evidente e ce l‘abbiamo sotto il naso: rimboccarci le maniche, tutti assieme, per riuscire a trasformare le industrie in modo che i loro prodotti di rifiuto possano essere meno nocivi, utilizzare meno le auto e potenziare i mezzi di trasporto su rotaia, consumare di meno e, perchè no, tornare in parte a fare le cose come una volta.

Il Movimento per la Decrescita Felice (MDF) nato all’inizio degli anni 2000, e portato avanti da Maurizio Pallante esperto di risparmio energetico, fa un paragone interessante tra un vasetto di yogurt autoprodotto ed uno di produzione industriale. Si conteggia il costo di produzione, trasporto, smaltimento finale di contenitore ed imballaggi e di capisce che, considerando tutte le ricadute economiche collaterali, il prodotto fatto in casa ha un impatto ecologico minore rispetto a quello industriale e addirittura conseguenze migliori sul benessere delle persone.




Ciò non significa ritornare al passato come molti vogliono far credere ma agire su più fronti:

stili di vita: consumo consapevole, auto produzioni.

politica: avviare il dibattito sul cambio di paradigma culturale nella società dando vita ad azioni concrete ( es: orti di agricoltura naturale)

nuove tecnologie: usare le tecnologie in modo da migliorare la qualità della vita, eliminazione degli sprechi, utilizzo di fonti alternative.

Fermiamoci un attimo a pensare!

Gennaro Formicola e Anna Esposito ITI "E. Medi"






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