ECCOCI di nuovo sul tema 'scottante' degli INCENERITORI
Abbiamo
accennato nel post precedente alle tre principali problematiche legate agli
inceneritori, che qui introdurremo ma che saranno ovviamente approfondite nell’attesissima conferenza
del 24 gennaio 2014 nella Biblioteca Comunale di San Giorgio a Cremano.
Il primo problema riguarda il costo economico di questi impianti, infatti oggi si sceglie di
costruire inceneritori capaci di trattare
centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti all’anno, che hanno costi
di costruzione di centinaia di milioni di euro; in media occorreranno 20
anni alle aziende costruttrici per
“rientrare” di questi costi.
In
pratica per almeno due decenni dovrà essere conferita la quantità minima di
rifiuti utile al “guadagno”, rallentando di fatto il progresso di forme
alternative di smaltimento, come il riciclaggio, il compostaggio e le
avveniristiche strategie “rifiuti zero”.
Va sottolineato inoltre il fatto che il costo dell'incenerimento di una tonnellata di rifiuti varia, a valle dei costi di raccolta e secondo l'impianto, tra 96 e 192 euro a tonnellata; un prezzo tutt’altro che economico anche se confrontato con la raccolta differenziata e il compostaggio.
In
Italia poi lo smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento è sostenuto
indirettamente dallo Stato (in maniera molto discutibile e condannata dall’UE)
tramite gli incentivi alla produzione elettrica da fonti rinnovabili.
In
realtà è da considerarsi rinnovabile solo
la parte biodegradabile dei rifiuti, non certamente le “ecoballe”, come
più volte contestato dall’Unione Europea; senza questo “aiutino” l’incenerimento
sarebbe ancora meno conveniente, senza poi considerare il difficilmente
quantificabile costo sanitario legato alle patologie causate dalle emissioni
nocive alle popolazioni residenti nei dintorni degli inceneritori.
Il secondo problema, legato all’utilizzo degli
inceneritori, è l’impatto ambientale con i relativi danni alla salute dovuti
all’emissione in atmosfera di particolato, nanoparticelle e altri inquinanti.
Per
ogni tonnellata di rifiuti inceneriti si producono circa 6000 metri cubi di
fumi che si disperdono nell’atmosfera; la composizione dei fumi dipende da vari
fattori: la “qualità” dei rifiuti, la
tecnica di incenerimento e soluzione di filtraggio delle emissioni al camino. I
limiti di concentrazione degli inquinanti imposti dalle normative sono riferiti
al metro cubo di fumi e non all'emissione totale. Pertanto, bruciando più
rifiuti si ottengono più fumi e quindi più emissioni inquinanti, ma si rimane
sempre nei parametri di legge. Gli inquinanti principali contenuti nei fumi
sono: anidride carbonica, anidride solforosa, ossidi di azoto, gas acidi,
diossine, furani, metalli pesanti e polveri sottili.
Mediamente
vengono rilasciati nell’ambiente 60 grammi di polveri per tonnellata incenerita;
tuttavia, questa è una indicazione solo quantitativa: molto importante è anche l'aspetto qualitativo cioè la finezza delle polveri emesse. In
genere più sono alte le temperature di combustione e più aumenta la finezza
delle polveri.
Tali polveri sottili sono nocive a causa delle loro piccole
dimensioni e del fatto che con sé trasportano materiali tossici e nocivi residui della
combustione, pericolosi perché persistenti e accumulabili negli organismi
viventi.
La
legge italiana e le norme europee pongono limiti di qualità dell'aria solamente
riferiti al PM10 cioè le particelle di diametro inferiori ai 10 micrometri, ma
ciò che recentemente più preoccupa alcuni ricercatori e parte dell’opinione
pubblica sono le nanopolveri, ovvero le particelle con un diametro di pochi
nanometri (millesimo di micrometro).
Il prof. Stefano Montanari e la moglie la famosa ricercatrice dott.ssa Antonietta Gatti sono tra i massimi esperti mondiali di nanopolveri e nanopatologie, ovvero le malattie che probabilmente
sono causate dall’accumulo di queste particelle nell’organismo. Nelle loro ricerche hanno verificato l’invasività di queste nanoparticelle, ritrovandole
persino nel nucleo cellulare, in particolare di cellule “malate”…………
Va
segnalata anche la presenza di vari studi epidemiologici che evidenziano
l’aumento di rischio per alcune patologie (tumorali, in particolare) nelle
popolazioni esposte agli inceneritori; tuttavia la comunità scientifica (a
causa di studi controversi e discordanti) è ancora divisa circa la pericolosità
degli inceneritori.
In ogni caso secondo l'articolo 216 del testo unico
delle leggi sanitarie, gli inceneritori sono classificati come fabbriche
insalubri di prima classe e come tali "debbono essere isolate nelle
campagne e tenute lontane dalle abitazioni".
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Guardate questo video tratto dalla trasmissione EXIT di La7
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Il terzo problema da non sottovalutare è quello
relativo alla composizione delle
ecoballe, infatti non raramente possono contenere sostanze “speciali” o
addirittura tossiche. Ciò si verificato ad esempio in Campania, quando durante
il caos della crisi dei rifiuti, si sono prodotte milioni di ecoballe, di cui
molte contenenti rifiuti industriali, ospedalieri o tossici. Il business delle
ecoballe è chiaramente interessante per le ecomafie e per chiunque intenda far
sparire rifiuti pericolosi a danno della comunità; in generale poi, sono non
pochi i casi in cui vengono registrati valori di inquinanti superiori ai
limiti, tra cui le pericolosissime diossine!
Insomma,
benché si dica che gli inceneritori siano preferibili in alcuni casi alle
discariche (e all’interramento e ai roghi abusivi), è necessario in base a
tutte queste problematiche trovare delle alternative.
STAY
TUNED
Un altro brevissimo video che vi consiglio:
http://www.youtube.com/watch?v=N697z43clLE
Alessandro IACUELLI - fisico - giornalista - "L'impatto della civiltà industriale sulla Natura" - da 'Le Connessioni Inattese' - Napoli 13 novembre 2010
Alessandro IACUELLI - fisico - giornalista - "L'impatto della civiltà industriale sulla Natura" - da 'Le Connessioni Inattese' - Napoli 13 novembre 2010
Giuseppe Testa - Associazione ALTANUR
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