Steve CUTTS è un illustratore e artista britannico.
Il video che vi proponiamo è 'MAN' e racconta in soli tre minuti lo sfruttamento della Natura da parte degli esseri umani.
E' cliccatissimo su YOUTUBE poiché con poche immagini e senza parole racconta tutto quello che generazioni di uomini hanno combinato alla nostra TERRA
Ecco il link per vederlo.
http://youtu.be/WfGMYdalClU
La musica del video è
'In the Hall of the Mountain King' di Edward Grieg
Ecco quello a cui ci siamo ridotti...
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Quel che Steve CUTTS scrive di sè:
Steve is a London based freelance artist, 'specializing' in animation, illustration and fine art. After studying fine art at Farnham University, he progressed to the position of in-house illustrator for glue Isobar in London, where he worked for four years before entering the world of freelance.
lunedì 27 gennaio 2014
Un po' di foto della serata del 24 gennaio
Stefano MONTANARI
ricercatore di nanodiagnostics
in collegamento via Skype da Modena |
Giuseppe GERMANO - Univ Federico II - moderatore dell'incontro |
Alessandro IACUELLI - fisico e giornalista - autore di 'Le vie infinite dei rifiuti ' |
Simona Bassano di Tufillo - SBADITUF - ci parla delle sue ironiche tavole e delle problematiche connesse ai rifiuti |
mercoledì 22 gennaio 2014
INCENERITORI, QUALE FUTURO?......le problematiche
ECCOCI di nuovo sul tema 'scottante' degli INCENERITORI
Abbiamo
accennato nel post precedente alle tre principali problematiche legate agli
inceneritori, che qui introdurremo ma che saranno ovviamente approfondite nell’attesissima conferenza
del 24 gennaio 2014 nella Biblioteca Comunale di San Giorgio a Cremano.
Il primo problema riguarda il costo economico di questi impianti, infatti oggi si sceglie di
costruire inceneritori capaci di trattare
centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti all’anno, che hanno costi
di costruzione di centinaia di milioni di euro; in media occorreranno 20
anni alle aziende costruttrici per
“rientrare” di questi costi.
In
pratica per almeno due decenni dovrà essere conferita la quantità minima di
rifiuti utile al “guadagno”, rallentando di fatto il progresso di forme
alternative di smaltimento, come il riciclaggio, il compostaggio e le
avveniristiche strategie “rifiuti zero”.
Va sottolineato inoltre il fatto che il costo dell'incenerimento di una tonnellata di rifiuti varia, a valle dei costi di raccolta e secondo l'impianto, tra 96 e 192 euro a tonnellata; un prezzo tutt’altro che economico anche se confrontato con la raccolta differenziata e il compostaggio.
In
Italia poi lo smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento è sostenuto
indirettamente dallo Stato (in maniera molto discutibile e condannata dall’UE)
tramite gli incentivi alla produzione elettrica da fonti rinnovabili.
In
realtà è da considerarsi rinnovabile solo
la parte biodegradabile dei rifiuti, non certamente le “ecoballe”, come
più volte contestato dall’Unione Europea; senza questo “aiutino” l’incenerimento
sarebbe ancora meno conveniente, senza poi considerare il difficilmente
quantificabile costo sanitario legato alle patologie causate dalle emissioni
nocive alle popolazioni residenti nei dintorni degli inceneritori.
Il secondo problema, legato all’utilizzo degli
inceneritori, è l’impatto ambientale con i relativi danni alla salute dovuti
all’emissione in atmosfera di particolato, nanoparticelle e altri inquinanti.
Per
ogni tonnellata di rifiuti inceneriti si producono circa 6000 metri cubi di
fumi che si disperdono nell’atmosfera; la composizione dei fumi dipende da vari
fattori: la “qualità” dei rifiuti, la
tecnica di incenerimento e soluzione di filtraggio delle emissioni al camino. I
limiti di concentrazione degli inquinanti imposti dalle normative sono riferiti
al metro cubo di fumi e non all'emissione totale. Pertanto, bruciando più
rifiuti si ottengono più fumi e quindi più emissioni inquinanti, ma si rimane
sempre nei parametri di legge. Gli inquinanti principali contenuti nei fumi
sono: anidride carbonica, anidride solforosa, ossidi di azoto, gas acidi,
diossine, furani, metalli pesanti e polveri sottili.
Mediamente
vengono rilasciati nell’ambiente 60 grammi di polveri per tonnellata incenerita;
tuttavia, questa è una indicazione solo quantitativa: molto importante è anche l'aspetto qualitativo cioè la finezza delle polveri emesse. In
genere più sono alte le temperature di combustione e più aumenta la finezza
delle polveri.
Tali polveri sottili sono nocive a causa delle loro piccole
dimensioni e del fatto che con sé trasportano materiali tossici e nocivi residui della
combustione, pericolosi perché persistenti e accumulabili negli organismi
viventi.
La
legge italiana e le norme europee pongono limiti di qualità dell'aria solamente
riferiti al PM10 cioè le particelle di diametro inferiori ai 10 micrometri, ma
ciò che recentemente più preoccupa alcuni ricercatori e parte dell’opinione
pubblica sono le nanopolveri, ovvero le particelle con un diametro di pochi
nanometri (millesimo di micrometro).
Il prof. Stefano Montanari e la moglie la famosa ricercatrice dott.ssa Antonietta Gatti sono tra i massimi esperti mondiali di nanopolveri e nanopatologie, ovvero le malattie che probabilmente
sono causate dall’accumulo di queste particelle nell’organismo. Nelle loro ricerche hanno verificato l’invasività di queste nanoparticelle, ritrovandole
persino nel nucleo cellulare, in particolare di cellule “malate”…………
Va
segnalata anche la presenza di vari studi epidemiologici che evidenziano
l’aumento di rischio per alcune patologie (tumorali, in particolare) nelle
popolazioni esposte agli inceneritori; tuttavia la comunità scientifica (a
causa di studi controversi e discordanti) è ancora divisa circa la pericolosità
degli inceneritori.
In ogni caso secondo l'articolo 216 del testo unico
delle leggi sanitarie, gli inceneritori sono classificati come fabbriche
insalubri di prima classe e come tali "debbono essere isolate nelle
campagne e tenute lontane dalle abitazioni".
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Guardate questo video tratto dalla trasmissione EXIT di La7
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Il terzo problema da non sottovalutare è quello
relativo alla composizione delle
ecoballe, infatti non raramente possono contenere sostanze “speciali” o
addirittura tossiche. Ciò si verificato ad esempio in Campania, quando durante
il caos della crisi dei rifiuti, si sono prodotte milioni di ecoballe, di cui
molte contenenti rifiuti industriali, ospedalieri o tossici. Il business delle
ecoballe è chiaramente interessante per le ecomafie e per chiunque intenda far
sparire rifiuti pericolosi a danno della comunità; in generale poi, sono non
pochi i casi in cui vengono registrati valori di inquinanti superiori ai
limiti, tra cui le pericolosissime diossine!
Insomma,
benché si dica che gli inceneritori siano preferibili in alcuni casi alle
discariche (e all’interramento e ai roghi abusivi), è necessario in base a
tutte queste problematiche trovare delle alternative.
STAY
TUNED
Un altro brevissimo video che vi consiglio:
http://www.youtube.com/watch?v=N697z43clLE
Alessandro IACUELLI - fisico - giornalista - "L'impatto della civiltà industriale sulla Natura" - da 'Le Connessioni Inattese' - Napoli 13 novembre 2010
Alessandro IACUELLI - fisico - giornalista - "L'impatto della civiltà industriale sulla Natura" - da 'Le Connessioni Inattese' - Napoli 13 novembre 2010
Giuseppe Testa - Associazione ALTANUR
mercoledì 15 gennaio 2014
INCENERITORI, QUALE FUTURO?...... la situazione
Un
po’ di notizie
Nell’ambito
delle procedure e delle tecniche di smaltimento dei rifiuti, l’incenerimento
degli stessi è un’opzione sempre più considerata e sempre più controversa.
L’inceneritore è un impianto che mediante un
processo di combustione ad alta temperatura letteralmente “incenerisce” i
rifiuti ad esso conferiti, lasciando come residui ceneri, polveri sottili ed
effluente gassoso. In genere negli impianti più moderni, detti anche
termovalorizzatori, il calore prodotto dalla combustione viene recuperato per
produrre vapore, poi utilizzato per
produrre elettricità o come vettore di calore per il teleriscaldamento.
Va
detto che solo i rifiuti solidi urbani (RSU) e alcune categorie di rifiuti
speciali sono trattabili per il successivo incenerimento; il trattamento
consiste nell’eliminazione della frazione umida e dei materiali non
combustibili (vetro, metalli, inerti), con successiva compressione per ottenere
le cosiddette “ecoballe” (combustibile derivato dai rifiuti CDR ).
Gli
inceneritori si differenziano principalmente per la tecnologia adoperata per la
camera di combustione primaria (il forno “a griglie” è quello più usato negli
impianti per lo smaltimento RSU) , la capacità di incenerimento (sia per
quantità che per qualità dei rifiuti) e per il sistema di filtraggio dei fumi
(per ridurre il contenuto di particolato e sostanze chimiche inquinanti).
Le ceneri prodotte da
questi impianti, in alcuni casi, possono essere parzialmente riciclate o riusate (asfalti, calcestruzzo) ma la gran parte di esse
deve essere smaltita in discariche per rifiuti speciali, insieme alle polveri
fini (circa il 4% del peso del rifiuto in ingresso) intercettate dai
sistemi di filtrazione.
Al 2012 erano attivi in
Italia 49 impianti di incenerimento e
svariati altri sono in costruzione o in progettazione, i più grandi dei quali
in grado di trattare centinaia di
migliaia di tonnellate all’anno. In Europa gli impianti sono oltre cinquecento,
ma la situazione è eterogenea, con i paesi del centro-nord Europa con
percentuali di incenerimento molto alte (in Svizzera 100%); addirittura in certi casi sono presenti inceneritori nel
cuore delle città, vedi Vienna (in
figura) o Malmö.
Ovviamente
la quantità di rifiuti conferita agli inceneritori dipende anche dalla capacità
di riciclaggio e compostaggio, oltre alle abitudini di consumo.
A destra in basso Immagini
di una discarica
MA... ci sono dei GROSSI PROBLEMI!
UN
PRIMO PROBLEMA: questi impianti hanno tempi di ammortamento decennali,
disincentivando di fatto il progresso della raccolta differenziata e le
strategie “rifiuti zero”.
UN
SECONDO PROBLEMA: il pesante impatto ambientale che si evidenzia principalmente
sotto forma di particolato e nanoparticelle, che non riescono ad essere
trattenute dai sistemi di filtrazione.
UN
TERZO PROBLEMA: le cosiddette “ecoballe” non sono così ecologiche, come si è
verificato, ad esempio, in Campania.
Di
questi TRE PROBLEMI ci occuperemo nel post successivo.
Nel
frattempo vi invitiamo ad intervenire VENERDI’
24 gennaio
nella Biblioteca Comunale di S. Giorgio a Cremano alle ore
18.00.
Saranno
con noi
Stefano
MONTANARI
ricercatore
di NANODIAGNOSTICS, esperto di patologie
causate da nanoparticelle.
(da Modena
via Skype)
Nel film interviste, filmati,
esclusivi reportage in giro per il mondo, tra Italia, Stati Uniti, Francia,
Inghilterra e Austria.
Alessandro IACUELLI fisico, esperto di rifiuti speciali, autore del
saggio: “Le vie infinite dei rifiuti” edito nel 2007 e nato da una ricerca
durata anni.
Vive in
Campania, scrive per la testata giornalistica Altrenotizie Con il suo
fondamentale contributo è stato girato il documentario ‘Affari Sporchi’ di Carmen Butta che tratta del traffico illecito
di rifiuti tossici in Campania. Il documentario, in tedesco, prodotto da
ART e ZDF è andato in onda in Francia e
in Germania nel 2010 ed ora, finalmente, è stato sottotitolato in Italiano.
Simona BASSANO di
Tufillo in arte SBADITUF, fumettista e saggista.
Per Donzelli
ha pubblicato il saggio "Piccola Storia dei Peanuts" (2010) in cui ha
messo in luce il rivoluzionario aspetto ecologico.
Tra i fumetti: "Burka!"
con Jamila Mujahed (Donzelli, 2007), tradotto in Francia con il titolo
"BURQA!" (La Martinière, 2008); "STAR
TRASH - sacchetti in mondovisione" sull’emergenza ambientale in Campania
(Lavieri, 2008).
(Giuseppe Testa - Associazione ALTANUR)
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